Caplacizumab per il trattamento della porpora trombotica trombocitopenica

14 Gennaio 2019

Caplacizumab per il trattamento della porpora trombotica trombocitopenica

Il 9 gennaio scorso il New England Journal of Medicine (NEJM) ha pubblicato i risultati positivi di uno studio di fase III (HERCULES) sul trattamento con caplacizumab in aggiunta all’attuale standard di cura che consiste in plasmaferesi quotidiana (PEX) e immunosoppressione,  negli adulti con porpora trombotica trombocitopenica acquisita (aTTP), una rara patologia della coagulazione.

La aTTP è una patologia autoimmune della coagulazione del sangue che in molti casi ha esito fatale. È caratterizzata dall’estesa formazione di coaguli in piccoli vasi sanguigni in tutto il corpo che porta a trombocitopenia grave (conta piastrinica molto bassa), anemia emolitica microangiopatica (perdita di globuli rossi dovuta a distruzione), ischemia (limitato apporto di sangue ai tessuti) e danni diffusi agli organi, specialmente al cervello e al cuore.

L’attuale trattamento consiste nello scambio plasmatico quotidiano, metodica in cui il plasma del paziente viene rimosso e sostituito con il plasma del donatore assieme a immunosoppressione. Con i trattamenti attualmente disponibili i pazienti continuano a essere a rischio di sviluppare eventi vascolari come ictus e infarto, nonché di vedere recidivare la loro malattia.

 

Risultati dello studio HERCULES:

  • Caplacizumab ha dimostrato di ridurre significativamente il tempo di normalizzazione della conta piastrinica (p = 0,01). Vale a dire che i pazienti trattati con caplacizumab sono risultati essere 1,55 volte maggiormente predisposti al raggiungimento di una conta piastrinica normale rispetto ai pazienti trattati con placebo.
  • Il trattamento con caplacizumab si è dimostrato associato a una riduzione del 74% della morte per aTTP, di recidiva o di almeno un evento tromboembolico maggiore rispetto al trattamento con placebo (p <0,001).
  • Durante il periodo complessivo dello studio, i pazienti trattati con caplacizumab hanno riscontrato un numero significativamente più basso di recidive di aTTP (riduzione del 67%) rispetto al placebo (p <0,001).
  • Nessun paziente del gruppo in trattamento con caplacizumab ha sviluppato malattia refrattaria a differenza di 3 pazienti del gruppo in trattamento con placebo, tuttavia questo risultato non ha raggiunto la significatività statistica (p = 0,06).
  • La normalizzazione di tre marcatori di danno d’organo (lattato deidrogenasi, troponina cardiaca I e creatinina sierica) si è verificata prima nei pazienti trattati con caplacizumab che in quelli trattati con placebo.
  • I risultati hanno mostrato una riduzione clinicamente significativa dell’uso dello scambio plasmatico in pazienti trattati con caplacizumab (in media 5,8 giorni, riduzione del 38%) rispetto al placebo (9,4 giorni), nonché di una permanenza più breve nell’unità di terapia intensiva (riduzione del 65%) e in ospedale (riduzione del 31%).

Caplacizumab ha dimostrato un profilo di sicurezza coerente con quanto precedentemente riportato e in linea con il suo meccanismo d’azione, incluso un aumentato rischio di sanguinamento. Gli eventi avversi correlati al sanguinamento più frequentemente riportati sono stati epistassi e sanguinamento gengivale.

“L’aTTP è una malattia pericolosa per la vita e le attuali opzioni di trattamento non fermano completamente l’estesa formazione di coaguli nei piccoli vasi sanguigni diffusi in tutto il corpo, lasciando i pazienti a rischio di morbilità significativa e morte precoce”, ha dichiarato Marie Scully, MD, professore di ematologia presso l’University College London Hospitals e autore principale dello studio HERCULES. “Questi risultati dimostrano che caplacizumab potenzialmente può rappresentare la risposta a una esigenza medica insoddisfatta importante e aiutare chi deve affrontare le conseguenze potenzialmente devastanti di questo disturbo della coagulazione”.

HERCULES è uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di fase 3 su Caplacizumab in pazienti con TTP acquisita. Nello studio, 145 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a Caplacizumab o placebo in concomitanza con lo scambio plasmatico e l’immunosoppressione.

Allo studio HERCULES hanno preso parte anche 4 centri italiani: Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore di Milano, Policlinico “Agostino Gemelli”, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma, A.O.U. Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino di Catania, Ospedale San Salvatore-Muraglia di Pesaro e Ospedale San Bortolo di Vicenza e che hanno arruolato un totale di 10 pazienti.
Flora Peyvandi, direttore del Centro Emofilia e Trombosi della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, che ne nel suo ruolo di coordinatore dello studio in Italia, ha così commentato: “Questo farmaco rappresenta il primo trattamento specifico per una patologia acuta che registra ancora un alto tasso di mortalità. Il valore di questi risultati e una pubblicazione così autorevole rappresentano un segnale di buon auspicio affinché il farmaco sia al più presto disponibile anche nel nostro Paese e sono orgogliosa del ruolo di primo piano che l’Italia ha giocato nello sviluppo clinico di questa terapia che potrà fare davvero la differenza per i pazienti”.