L’infermiere di ricerca: tra scienza e ascolto, al fianco del paziente

30 Aprile 2025

L’infermiere di ricerca: tra scienza e ascolto, al fianco del paziente

Gentile lettrice, gentile lettore,

mi chiamo Gianluca Carrubba, ho 38 anni, sono Laureato in Infermieristica dal 2013 e da gennaio 2025 ho, nuovamente, l’onore di lavorare presso il Centro Emofilia e Trombosi A. Bianchi Bonomi della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico.

Dico nuovamente perché ho già esercitato presso questa struttura con il medesimo ruolo dal 2013 al 2018 per poi, come piace dire a me, andare un po’ “in giro”.

Ho voluto sfruttare un privilegio tipico della mia professione, ovvero quello di poter esercitare in tante realtà sanitarie molto differenti tra loro e poter accrescere il mio bagaglio culturale e professionale attraverso la “diversità” dei contesti clinici.

Ma d’altronde, come cantava anche Venditti: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”!

Se avrai voglia e tempo da dedicarmi, nei prossimi minuti, cercherò di spiegarti cosa fa un infermiere NELLA ricerca e magari ti stupirai anche nello scoprire che “noi” non ci limitiamo soltanto a fare prelievi e iniezioni.

Quante volte avete sentito parlare dello “Study Nurse” (o Research Nurse) o Infermiere di Ricerca?

Ad intuito potrei rispondere io per voi: mai o quasi mai. Beh, questo dovrebbe farci riflettere molto attentamente.

Quando pensiamo ad una qualsiasi dimensione ospedaliera la prima cosa che ci viene in mente è la figura del medico o per l’appunto dell’infermiere.

Quando pensiamo alla ricerca invece ci sovviene subito l’immagine di qualche giovane col suo camice bianco, occhiali di protezione, chino su un microscopio intento ad osservare importanti risultati.

Questa è una parte ed un aspetto della ricerca, sicuramente, ma pochi o nessuno, se non perché addentro alle meccaniche che vi descriverò, ha un punto di vista “reale” sulla ricerca clinica.

La ricerca clinica è tutta quella parte di un trial che viene svolto a contatto diretto con il paziente, tipicamente in cui si sperimenta l’efficacia e la sicurezza di un farmaco sperimentale non ancora in commercio.

Essendo queste sperimentazioni condotte in un ambiente ospedaliero gli attori che la delineano non sono altro che gli stessi professionisti a cui ci rivolgiamo tutti i giorni per le nostre cure: medici, infermieri, fisioterapisti, radiologi, amministrativi ecc…

Ma tornando allo Study Nurse; potreste immaginare un reparto di degenza condotto senza infermieri? Credo proprio di no.

Allo stesso modo non è possibile eseguire una corretta ricerca clinica senza il Research Nurse.

Il Codice Deontologico dell’infermiere cita la ricerca in numerosi articoli, ed in particolare dice:

“L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici dell’assistito”; ma nonostante sia una figura indispensabile, non è ancora istituzionalmente riconosciuto in alcun modo.

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Vi starete chiedendo, di cosa si occuperà mai uno Study Nurse. Bene vi stupirà scoprire che anche nell’ambito della ricerca clinica il lavoro dell’infermiere non si limita ad eseguire prelievi o infusioni.

L’attività dell’infermiere di ricerca dipende dal tipo di studio che segue e dalla fase dello studio stesso, detto anche trial.

Ecco di seguito un breve excursus sulle 4 tipologie principali di trial clinici definiti “Interventistici”, ovvero studi che prevedono delle procedure rigorose talvolta invasive (come per esempio i prelievi ematici o le infusioni di farmaci), nonché una fondamentale compliance da parte del paziente affinché segua pedissequamente tutte le tappe previste per lo studio.

  1. Fase 1: sperimentazione del principio attivo sull’uomo che ha lo scopo di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale. L’obiettivo principale è la valutazione dei potenziali effetti collaterali che possono essere attesi, in base ai risultati delle precedenti sperimentazioni sugli animali e la valutazione della modalità di azione e distribuzione del farmaco nell’organismo.
  2. Fase 2: viene indagata l’attività terapeutica in termini di efficacia e di sicurezza di uno specifico farmaco. Questa fase serve inoltre a comprendere quale sarà la dose migliore nelle fasi successive, e determinare l’effetto del farmaco in relazione ad alcuni parametri (come, ad esempio, il numero di sanguinamenti avvenuti durante tutto lo studio) considerati indicatori della salute del paziente. Questa fase dura circa un paio d’anni ed è utile a dimostrare la non tossicità e l’attività del nuovo principio attivo sperimentale.
  3. Fase 3: serve a confrontare gli effetti studiati nella fase 2 applicando lo studio ad un ampio spettro così da verificare se tale efficacia e sicurezza si mantengono in un maggiore numero della popolazione. In questo caso i pazienti “arruolati” sono centinaia o migliaia ed evidenziare l’efficacia del farmaco sui sintomi è l’obiettivo principale. Durante questa fase vengono controllate con molta attenzione l’insorgenza, la frequenza e gravità degli effetti indesiderati.
  4. Fase 4: Una volta che uno specifico farmaco viene evidenziato come efficace e sicuro le agenzie regolatrici autorizzano l’immissione del farmaco. In questa fase della sperimentazione clinica gli studi sono quindi condotti dopo l’approvazione del farmaco. Si prosegue dunque con il monitoraggio di eventuali effetti collaterali, ma in un campione di pazienti molto grande che usufruiscono del farmaco che è stato ormai reso disponibile. È detta, per l’appunto, “sorveglianza post marketing” perché viene attuata dopo l’immissione in commercio. In questa fase, che può durare qualche anno, si acquisiscono ulteriori e nuove informazioni e vengono valutate le reazioni avverse più rare, quelle che negli studi clinici non potevano emergere, ma che con l’uso di massa del nuovo farmaco possono diventare rilevabili.

Ad ogni modo, che siano le mura di un ambulatorio o il più intensivo dei reparti, è notoriamente riconosciuto che l’infermiere lavora all’interno ed al centro di un gruppo costituito da varie figure professionali e questo ovviamente è ancora più vero ed importante per l’esecuzione dei trial clinici.

Ecco, dunque, che il Research Nurse si interfaccia con medici, data manager, biologi, farmacisti, monitor clinici (Clinical Research Associate CRA) e organizzazioni di ricerca (Clinical Research Organization CRO).

Tale attività potrebbe non essere immediatamente riconoscibile da chi non lavora nel settore, ma ad un’indagine accurata si scoprirà nell’ambito ospedaliero, d’avanguardia ed avanzato, il ruolo infermieristico è fondamentale.

Caratteristica propria e fondamentale della nostra figura professionale è quella di lavorare in equipe a prescindere del contesto in cui esercitiamo; questo aspetto, unito al fatto che storicamente l’infermiere è quella figura che più di tutti è a contatto con i pazienti, lo rende il punto di riferimento e di congiunzione fra tutti gli attori della ricerca e il paziente candidato ad uno studio clinico.

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Per dare un quadro più specifico. L’infermiere di ricerca contribuisce a:

  • L’ottenimento del consenso: insieme al medico fornisce chiare spiegazioni del contenuto dello studio prospettando sia i benefici che gli eventuali effetti collaterali
  • La programmazione delle visite e la raccolta dati nei Source Document (definiti tale tutti i documenti “sorgente” dai quali si ricavano i dati da inserire nei database studio specifici)
  • Collabora alla completezza dei dati necessari per lo studio e richiesti dai diversi protocolli
  • Effettua i prelievi ematici, processa i campioni e li invia in modo corretto
  • Supporta gli Study Coordinator affinché i database studio specifici siano sempre correttamente compilati ed aggiornati
  • Gestisce i farmaci sperimentali

IL CONSENSO INFORMATO

Il primo aspetto, per importanza e delicatezza, di cui bisogna parlare è quello del Consenso Informato.

Nell’epoca della tecnologia estrema, della velocità ad ogni costo e dell’Intelligenza Artificiale non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che davanti a noi abbiamo prima ancora che un paziente una persona. E le persone, come tutti noi, hanno delle speranze e delle aspettative che spesso dipendono anche dal livello di conoscenza delle terapie proposte; in questo senso l’infermiere di ricerca e i professionisti sanitari tutti possono e devono avere una comunicazione efficace e fornire sempre tutte le informazioni in modo chiaro e completo.

Non si può tradire l’essenza stessa delle professioni sanitarie eludendo un documento così importante. Una comunicazione chiara, efficace e comprensibile è il punto di partenza per un percorso che aiuterà a migliorare la qualità stessa dei dati raccolti. Un paziente che ha fiducia in noi sarà più incentivato a seguire con rigore tutte le procedure dello studio e di conseguenza fornirà dei dati più accurati.

“Seek first to understand, then to be understood” Stephen R. Corvey

In Italia l’ordinamento prevede che la firma del consenso informato debba essere raccolta dal medico sperimentatore, però lo Study Nurse mantiene un ruolo importantissimo in quanto può spiegare in modo semplice:

  • Quello che prevede il protocollo
  • Il suo scopo finale
  • Che non è obbligatorio firmare
  • Che può in qualsiasi momento ritirare il consenso

Nessuna procedura legata allo studio clinico può essere eseguita senza che il paziente abbia prima accettato e firmato il consenso, ed è inoltre fondamentale, sempre al fine di mantenere un fruttuoso rapporto di fiducia, ricordargli che in qualsiasi momento potrà abbandonare il protocollo e ritornare al suo trattamento precedente senza alcuna paura di “ritorsioni” da parte dei curanti.

LA PROGRAMMAZIONE DELLE VISITE E LA COMPLETEZZA DEI DATI NECESSARI

Lo Study Nurse, coordinando tutti gli attori della ricerca, verifica e stabilisce quando eseguire le diverse visite di protocollo

  • Ad ogni incontro ripercorre insieme al paziente tutti gli accadimenti intercorsi tra una visita e l’altra quali ad esempio eventi avversi e terapie concomitanti
  • Verifica l’aderenza del soggetto alle prescrizioni terapeutiche
  • Il corretto uso del farmaco sperimentale, la sua conservazione e restituzione al centro
  • La completezza nell’uso dei diari clinici
  • La raccolta dei campioni biologici:
  • processare le provette seguendo le metodiche protocollo specifiche
  • inviare i campioni ai laboratori di riferimento

GESTIONE DEL FARMACO SPERIMENTALE

Altro elemento fondamentale a quasi totale responsabilità dell’infermiere di ricerca è per l’appunto la gestione del farmaco sperimentale.

Per il legislatore l’infermiere è responsabile della somministrazione della terapia, affinché questa venga eseguita come da prescrizione medica nei giusti tempi e modi.

La massima priorità è garantire la sicurezza di un paziente quando si somministra un farmaco già in commercio e di cui sono ampiamente noti tutti gli effetti collaterali (quali per esempio quelli da sovradosaggio), e lo è ancora di più se si pensa alla somministrazione di prodotti terapeutici i cui effetti sono ancora in fase di studio.

Nella gestione del farmaco sperimentale quindi l’infermiere di ricerca:

  • Garantisce che il farmaco sperimentale non subisca escursioni di temperature
  • Venga conservato in maniera adeguata e chiaramente riconoscibile da tutti coloro autorizzati a maneggiarlo
  • Verifica che la prescrizione terapeutica sia aderente al protocollo
  • Somministra il farmaco al paziente
  • Dispensa il farmaco al paziente
  • Controlla che non ci siano discrepanze tra ciò che viene fornito e ciò che viene usato/restituito

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Gentile lettrice, gentile lettore, grazie per il tempo che mi hai concesso e per essere arrivata/o fin qui. Spero di essere riuscito a darti un’idea chiara di quella che è parte della mia professione.

Ovviamente dietro a tutte queste parole c’è molto di più.

C’è ascolto.

Ci sono risate con i colleghi e con i pazienti.

Storie di speranze che si sono avverate, ma anche di alcune disattese.

Perché così è essere un infermiere di ricerca, a volte aiuti, a volte ci provi e comunque non ci riesci.

Ma non smettiamo mai di tentare.