Congresso ISTH 2024: il contributo del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi

08 Luglio 2024

Congresso ISTH 2024: il contributo del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi

Si è da poco concluso a Bangkok, Thailandia il congresso 2024 della Società Internazionale di Emostasi e Trombosi (ISTH), dove sono stati presentati e discussi gli ultimi aggiornamenti nel campo delle malattie emorragiche e trombotiche.

È stato l’ultimo congresso come Presidentessa della Prof.ssa Peyvandi, direttrice del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi, che ha passato il testimone al prossimo Presidente, il Prof. Pantep Angchaisuksiri.

La Prof.ssa Peyvandi, come presidente dell’ISTH, ha dato il benvenuto a tutti i partecipanti durante la cerimonia di apertura e ai giovani ricercatori durante la sessione “Early Career”.

Importante è stato il contributo dei ricercatori del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi che hanno mostrato i risultati di alcuni studi e ricerche condotte al Centro, in particolare sono stati accettati 7 contributi come comunicazioni orali e 12 come poster, oltre a 2 importanti interventi della Prof.ssa Roberta Gualtierotti e del Prof. Vincenzo La Mura durante i sottocomitati SSC su Fattore VIII, Fattore IX e RBDs e Terapia Genica in Emofilia, rispettivamente.

La Prof.ssa Gualtierotti, docente di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Milano, ha aggiornato sullo stato del progetto di standardizzazione delle definizioni ultrasonografiche dell’artropatia emofilica, progetto nell’ambito del sottocomitato SSC su Fattore VIII, Fattore IX e RBDs. Il progetto prevede il coinvolgimento non solo di società scientifiche internazionali in ambito ematologico come EAHAD e ASH, ma anche di OMERACT, società internazionale per la standardizzazione degli outcome in ambito reumatologico, che ha contribuito alle definizioni delle tipiche lesioni ultrasonografiche in corso di artrite e artrosi.

La Prof.ssa Gualtierotti ha inoltre presentato in un poster i risultati dell’analisi istopatologica della membrana sinoviale di pazienti con un grado avanzato di artropatia emofilica, dimostrando la presenza di infiltrato infiammatorio pauci-immune, di diffusi depositi di emosiderina e dell’importante quota di fibrosi.

Il prof. La Mura, docente di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Milano e internista epatologo del nostro centro, ha partecipato a un confronto diretto tra epatologo ed ematologo circa la gestione del rialzo di transaminasi dopo infusione di terapia genica in una sessione del sottocomitato per la terapia genica (SSC gene-therapy) diretta dal prof. Miesbach e dalla prof.ssa Peyvandi. Il confronto è stato l’occasione per riproporre sulla scena internazionale l’utilità clinica della costruzione di centri di emofilia in ottica multidisciplinare per l’ottimizzazione delle cure offerte dai nostri centri di emofilia.

Il Prof. La Mura ha inoltre presentato in un poster i risultati sulla prevalenza di fibrosi avanzata/cirrosi nei pazienti con emofilia esposti ai virus HCV/HBV, seguiti presso il nostro Centro. Sono stati inclusi 395 soggetti. Tra i 165 soggetti esposti al virus, 4 (2,4%) non presentavano alcun fattore di rischio di danno epatico cronico e sono stati dimessi dalla valutazione epatologica periodica. Centootto (65,5%) presentavano almeno un fattore di rischio attivo di danno epatico cronico e 53 (32,1%) fibrosi/cirrosi avanzata. Le persone con emofilia precedentemente esposte all’infezione da HCV/HBV rimangono a rischio di fibrosi/cirrosi avanzata e necessitano di una valutazione epatologica. L’abstract ha ricevuto riconoscimento da parte dell’ISTH come uno dei migliori poster presentati durante il congresso.

Il Dott. Juri Giannotta, medico ematologo del Centro, ha presentato i risultati sull’uso di bortezomib nella porpora trombotica trombocitopenica immuno-mediata (iTTP) nei Centri italiani. Lo studio, promosso dal nostro Centro, ha raccolto l’esperienza di 13 centri italiani nell’uso di questo farmaco off-label in pazienti con iTTP refrattari alle terapie immunosoppressive tradizionali, rituximab in primis. La terapia con bortezomib, somministrata per 1-2 cicli da 4 dosi sottocute ciascuno, ha permesso di ottenere una remissione clinica con normalizzazione dei livelli di ADAMTS13 nel 60% dei pazienti, permettendo così di sospendere plasmaferesi e/o caplacizumab. Juri ha anche ricevuto il premio “Early Career Travel” dagli organizzatori del congresso.

Il Dott. Giannotta ha anche presentato i risultati finali di uno studio pilota sulla profilassi antitrombotica ottimale nei pazienti affetti da leiomiosarcoma della vena cava inferiore che ricevono un innovativo intervento di sostituzione vascolare con aorta da banca all’Istituto Nazionale Tumori di Milano. Data la rarità del tumore e della tecnica chirurgica, i colleghi dell’Istituto hanno contattato il nostro Centro per definire la migliore strategia di prevenzione dell’occlusione vascolare. Somministrando eparina a basso peso molecolare per 3 mesi e poi un antiaggregante per altri 9, si è ottenuto un tasso di pervietà dell’innesto vascolare del 89% ad un anno, senza complicanze emorragiche di rilievo.

Il Dott. Omid Seidizadeh, dottorando presso l’Università degli Studi di Milano, in una comunicazione orale ha descritto una nuova classificazione della malattia di von Willebrand (ovvero VWD tipo 2M/2A). Il risultato di questo studio è stato recentemente pubblicato su Blood Advances, American Society of Hematology.

Inoltre, questo lavoro è stato tra gli abstract con il punteggio più alto dell’ISTH 2024, di conseguenza, Omid è stato invitato dagli Early Career Professionals dell’ISTH a tenere un discorso sulla progettazione di questo studio. Omid ha ricevuto anche il premio “Early Career Travel” dagli organizzatori del congresso.

Il Dr. Seidizadeh ha inoltre presentato 2 poster che riportano la “Prevalenza globale della porpora trombotica trombocitopenica ereditaria determinata mediante analisi genetica” e “Nuove informazioni sul background genetico di bassi livelli di fattore di von Willebrand utilizzando il sequenziamento dell’intero esoma“. Il risultato della prevalenza globale di hTTP è stato recentemente pubblicato in Blood Advances, American Society of Hematology.

Il Dott. Pasquale Agosti, Ricercatore Universitario presso l’Università degli Studi di Milano, in una comunicazione orale ha descritto condizioni e farmaci predisponenti agli episodi emorragici correlati all’uso del farmaco Caplacizumab in pazienti con porpora trombotica trombocitopenica (TTP) immunomediata acuta. Sono stati raccolti dati relativi a 61 episodi acuti di TTP seguiti presso il nostro Centro. Sebbene siano necessari ulteriori studi, i nostri risultati supportano che il rischio di sanguinamento correlato a Caplacizumab è per lo più secondario all’uso concomitante di agenti antipiastrinici e anticoagulanti.

La Dott.ssa Sara Arcudi, medico internista presso il Centro, ha presentato i risultati preliminari di uno studio retrospettivo svolto presso il nostro Centro che ha indagato la salute articolare e la qualità di vita dei nostri pazienti prima e un anno dopo il cambio di profilassi dai fattori sostitutivi endovena alle terapie non sostitutive, in particolare in pazienti in trattamento con Emicizumab.

La Dott.ssa Samin Mohsenian, dottoranda presso l’Università degli Studi di Milano, ha presentato i risultati dello spettro mutazionale delle malattie emorragiche rare della più grande coorte che include 527 individui. Le carenze di FVII e fibrinogeno sono stati i disturbi più diffusi in questo studio, rappresentando rispettivamente il 24% e il 20% dei casi. Lo studio ha identificato un totale di 590 varianti genetiche, di cui 261 distinte. Il tipo più comune di varianti identificate era quello missenso, tranne che nella carenza congiunte di FV+FVIII, dove le varianti frameshift erano le più diffuse. Nei casi di ereditarietà recessiva (FII, FV, FVII, FV+FVIII, FX, FXIII), il 9% dei pazienti con deficit grave non presentava la seconda variante attesa. Tra le 261 varianti distinte, l’88% era stato segnalato in precedenza, mentre il 12% era nuovo, per lo più riscontrato nel deficit di FXIII. La patogenicità delle varianti è stata prevista utilizzando il punteggio CADD, uno strumento in silico, che ha suggerito che l’87% delle varianti è stato previsto come patogeno. Samin ha anche ricevuto il premio “Early Career Travel” dagli organizzatori del congresso.

La Dott.ssa Mohsenian ha inoltre presentato in un poster i dati di 123 casi di deficit congenito di fibrinogeno ben caratterizzati, tra cui 57 (46%) donne adulte. In questo studio ci sono state 68 gravidanze che hanno portato a 47 (69%) nati vivi. C’è stato un alto tasso di aborto spontaneo (31%), di cui l’86% in pazienti con disfibrinogenemia e il 14% con ipofibrinogenemia. L’emorragia post-partum è stata osservata in modo significativo anche nella disfibrinogenemia e nell’ipofibrinogenemia. Le donne in età fertile hanno avuto menorragia in proporzioni uguali nei diversi gruppi. Questo studio multicentrico ha fornito un quadro epidemiologico delle complicanze ostetriche e ginecologiche nelle donne con deficit congenito di fibrinogeno. I nostri risultati indicano che le donne con disfibrinogenemia hanno avuto più complicazioni ostetriche, in particolare l’aborto spontaneo.

La dott.ssa Addolorata Truma, medico internista presso il Centro, ha presentato i risultati di uno studio condotto su 206 casi di donne con trombosi venosa cerebrale e 887 controlli in 27 anni. L’indagine ha considerato vari fattori, tra cui la dose di estrogeno, la generazione del progestinico utilizzato, la familiarità per patologie trombotiche, l’indice di massa corporea (BMI) e i risultati degli esami di trombofilia. Questi dati potranno guidare nella stesura di nuove raccomandazioni cliniche per migliorare la sicurezza dei contraccettivi. E tutto ciò nel giorno del suo compleanno!!! Una menzione particolare alla prima autrice dello studio, la Dott.ssa Maria Abbattista, ricercatrice sanitaria presso il Centro, che non ha potuto partecipare al congresso.

La Dott.ssa Truma ha inoltre presentato in un poster intitolato “Gravità clinica del primo episodio e rischio di sintomi neurologici ricorrenti nelle ricadute tra i pazienti con porpora trombotica trombocitopenica immune-mediata che presentano sintomi neurologici“. Lo studio ha valutato la gravità della malattia e il rischio di ricorrenza di sintomi neurologici in pazienti con porpora trombotica trombocitopenica immune-mediata (iTTP). Su 100 pazienti arruolati, 67 presentavano sintomi neurologici all’esordio. I risultati indicano che la presenza di sintomi neurologici non è associata a una maggiore gravità della malattia, ma aumenta il rischio di ricorrenza di sintomi neurologici nelle successive ricadute.

La Dott.ssa Mohesenian ha presentato al posto della Dott.ssa Marzia Menegatti, biologa del Centro e prima autrice dell’abstract,  in un poster i risultati derivanti dall’analisi di dati, clinici e di laboratorio, in pazienti affetti da carenza di plasminogeno che porta, nei pazienti che ne sono affetti, alla formazione di pseudomembrane di aspetto ligneo sulle mucose (occhi, orecchie, naso, ecc). I dati sono raccolti in un database, denominato HISTORY, che per la prima volta organizza le informazioni in modo retrospettivo e prospettico. Al momento HISTORY contiene dati provenienti da 21 centri internazionali su 174 pazienti, un numero importante se si considera che la malattia è molto rara (3 casi su 2 milioni di persone). Il progetto è ancora attivo e mira ad arruolare un numero di pazienti ancora maggiore in modo che l’analisi dei dati possa fornire importanti informazioni sui fattori scatenanti i sintomi della malattia e supportare lo sviluppo di strumenti clinici per prevedere il decorso della malattia e ottimizzare il trattamento. L’abstract ha ricevuto riconoscimento da parte dell’ISTH come uno dei migliori poster presentati durante il congresso.

Il Dott. Alessandro Ciavarella, medico internista presso il Centro, ha presentato in un poster i dati inerenti alla casistica dei pazienti affetti da malattia di von Willebrand acquisita seguiti al Centro durante gli ultimi 10 anni, che rappresenta una delle più grandi coorti a livello mondiale. L’esito delle nostre analisi ha messo in evidenza come i pazienti affetti da tale patologia, che più frequentemente è associata ad altre malattie ematologiche (es. sindromi mieloproliferative e gammopatie monoclonali), possano presentare un fenotipo emorragico lieve, ma richiedono una gestione specialistica personalizzata alla luce del loro eterogeneo corredo clinico e laboratoristico.

La Dott.ssa Arcudi ha presentato al posto della Dott.ssa Carla Valsecchi, biologa del Centro e prima autrice dell’abstract, un poster riportante i risultati sulla misurazione di anticorpi anti-farmaco (ADA) nei pazienti emofilici trattati con emicizumab. Presso il nostro Centro un totale di 70 pazienti affetti da emofilia A, con e senza inibitore del FVIII, sono passati al trattamento con emicizumab. Quattro pazienti hanno sviluppato ADA associati a livelli ridotti di emicizumab. Non è stata osservata alcuna correlazione tra la presenza di ADA, il livello di emicizumab e sintomi emorragici. La nostra esperienza conferma che non c’è bisogno di una rilevazione regolare degli anticorpi anti-emicizumab nei pazienti senza sanguinamento. Ulteriori indagini devono essere riservate solo ai pazienti in cui si riscontra la perdita di efficacia del farmaco o eventi emorragici inaspettati.

La Prof.ssa Peyvandi ha presentato al posto della Dott.ssa Silvia Spena, ricercatrice sanitaria del Centro e prima autrice dell’abstract, un poster riportante i risultati dell’espressione del miRNA-128 (un microRNA coinvolto in diverse patologie autoimmuni) nelle cellule T Naïve e Memory di 47 pazienti affetti da emofilia A grave con inibitore persistente (n=9), inibitore transiente (n=10) e senza inibitore (n=28). Lo studio ha evidenziato una maggiore espressione del miRNA-128 nelle cellule T Memory dei pazienti emofilici che sviluppano inibitore rispetto alle stesse cellule dei pazienti emofilici che non lo sviluppano. Ulteriori studi permetteranno di comprendere come il miR-128 contribuisca al differenziamento delle cellule T e allo sviluppo degli anticorpi neutralizzanti il FVIII.

Il Dott. Paolo Bucciarelli ha presentato al posto della Dott.ssa Serena Maria Passamonti, medico ematologo del Centro e prima autrice dell’abstract, un poster sul rischio di trombosi venosa profonda nei pazienti sottoposti a trapianto di polmone, una evenienza temibile soprattutto se comporta l’insorgenza di embolia polmonare del polmone trapiantato. Tra febbraio 2020 e marzo 2024 sono stati trapiantati c/o il Centro Trapianti Polmone della Fondazione Policlinico di Milano 101 pazienti; tra i fattori di rischio individuati, oltre all’età del ricevente, ci sono l’utilizzo della circolazione extracorporea e lo score relativo alla qualità dell’organo trapiantato. Questo è un dato molto importante perché avrà un impatto clinico sulla ottimizzazione della profilassi antitrombotica post trapianto, visito anche l’elevato rischio emorragico peri-trapiantologico legato alla malattia di base.

È stata una fantastica occasione per incontrare esperti di tutto il mondo, per discutere di nuove tecniche di laboratorio, di nuove terapie, per conoscere un’altra cultura e perché no, anche per condividere momenti di svago tra colleghi e colleghe!!!

 

COMPLIMENTI A TUTTO IL GRUPPO

PER QUESTI IMPORTANTI TRAGUARDI!